venerdì 18 novembre 2016

Step 04 - I COLORI NEL MITO

“Nelle diverse civiltà l’insieme dei colori ha sempre avuto un’attrazione particolare, visto come fenomeno legato al possesso di poteri magici… l’arcobaleno ad esempio rappresenta il ponte che legava la sfera spirituale del mondo, l’alto, e quella materiale, il basso; esempi ne sono la Dea Iris e la Genesi (dove l’arcobaleno costituisce l’emblema del patto tra Dio e gli uomini stabilito alla fine del Diluvio)”  vedi “Il significato dei colori nelle civiltà antiche

Nelle ricerche che ho effettuato non è stato possibile trovare riferimenti esatti al colore rosso violaceo. Tuttavia, secondo varie fonti (tra cui il dizionario Treccani e il libro Il significato dei colori nelle civiltà antiche”) il color porpora è assimilabile ad un rosso tendente al viola. Così come il color paonazzo. Usando come riferimento il porpora – o più precisamente il porpora viola o porpora di Tiro- e il paonazzo, possiamo fare una ricerca più ampia ed esauriente.


Il rosso è di volta in volta, tra i vari popoli, simbolo di forza, vigore, nascita, guerra e tutto ciò che spesso si può accostare al sangue. Il viola, invece, spesso è associato al lutto, alla fine, oppure alla magia, alla spiritualità e al superamento della materia. Così che il rosso violaceo è un colore ambivalente, che racchiude in sé il positivo e il negativo, la nobiltà e la crudeltà, il sacro e il terreno.  D’altronde la genesi del colore rosso violaceo è data dalla sovrapposizione di due radiazioni estreme dello spettro, da una parte il violetto e dall’altro il rosso. Si può dire che in sé riassume alchemicamente le opposte tensioni.


Lo spettro visibile

E anche secondo la teoria dei colori di Goethe, il porpora viola <<contiene, in atto o in potenza, tutti gli altri colori. […] Questa è la più alta delle manifestazioni di colore, e risulta dunque, nei fenomeni fisici, dalla composizione di due estremi opposti che si sono gradatamente preparati a una riunione.» vedi qui 


Ruota Cromatica di Goethe (1809),
 di Johann Wolfgang Von Goethe

Il rosso violaceo mantiene la sua ambiguità anche nel cristianesimo. Osserviamo come la Madonna venga a volte raffigurata con abito o mantello color porpora. Eppure troviamo, nell’Antico Testamento, Babilonia -la grande prostituta- così descritta:  

 Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: «Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque.Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione». L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d’oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra.»(Apocalisse 17, vedi qui)




MITO DI ORCHIS

Si fa riferimento al colore rosso violaceo anche come orchidea profondo. Cogliamo allora la palla al balzo per rintracciare l’orchidea, il fiore, nella mitologia e ne troviamo traccia in molti popoli. Nella mitologia greca la prima orchidea nacque dalla metamorfosi di Orchis –figlio di una Ninfa e di un Satiro- che venne sbranato da belve feroci per aver tentato di violare una delle sacerdotesse del dio Dioniso. Gli dei però vollero ricordare la bellezza del giovane e così, dai resti di Orchis, nacque una pianta che nella parte inferiore ricorda gli organi anatomici maschili, causa della sua tragica fine.  In numerose culture all’orchidea sono legati poteri afrodisiaci e curativi della sterilità femminile.  Per approfondimenti vedi qui 


Orchidea Profondo




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